Il concetto di Kinetic Control (fondato nel 1995 da Mark Comerford e Sarah Mottram) è stato sviluppato sulla base dell’esperienza clinica e delle ricerche sul controllo motorio eseguite all’Università del Queensland in Australia.
Esso ha creato un processo di valutazione delle disfunzioni del movimento e una metodologia riabilitativa per rieducare la stabilità dinamica e l’equilibrio muscolare che, sulla base del ragionamento clinico, sono a complemento della moderna pratica della terapia manuale.
Questa metodica si inserisce nel programma riabilitativo ogni qualvolta viene valutato che si è persa la “stabilità”, o meglio, il controllo motorio delle articolazioni. Una cosa, infatti, è la capacità di sviluppare forza attraverso la contrazione muscolare, un’altra la capacità di modulare la forza per controllare il giusto posizionamento delle varie articolazioni durante tutto l’arco di movimento funzionale.
Kinetic Control classifica i muscoli, a seconda del loro ruolo primario, quali stabilizzatori locali, stabilizzatori globali e mobilizzatori globali. Il sistema muscolare locale comprende i muscoli segmentali, più profondi, che assicurano il controllo della traslazione di un segmento. La loro attività è indipendente dalla direzione di movimento e spesso lo anticipano per provvedere ad una stiffness (resistenza) articolare durante il movimento stesso. I muscoli locali controllano la stabilità segmentale locale. Questi muscoli non cambiano significativamente lunghezza durante i movimenti funzionali.
Il sistema muscolare globale comprende i muscoli che assicurano il movimento e l’allineamento. Essi cambiano significativamente di lunghezza durante i movimenti funzionali: in modo concentrico per generare movimento, in isometria e in co-contrazione per mantenere la posizione e l’allineamento, ed in modalità eccentrica cioè in allungamento per governare e rallentare lo spostamento del segmento osseo.
I muscoli globali controllano la stabilità dinamica mono e multi-articolare attraverso l'intero range. Tutti i muscoli globali agiscono in una data direzione e rimangono influenzati dall’attività muscolare degli antagonisti.
Né il sistema locale, né quello globale possono, singolarmente, controllare la stabilità funzionale autonomamente: per farlo è necessaria una delicata coordinazione tra i due sistemi.
Le disfunzioni di movimento indicate dunque in letteratura medica possono derivare da deficit del sistema stabilizzatore locale o di quello globale e, il più delle volte, dal cedimento contemporaneo di entrambi.
La disfunzione del movimento in termini di fallimento del controllo motorio della stabilità viene nominato cedimento. Quando si ritiene di avere individuato una disfunzione di movimento è necessario stabilire innanzitutto il sito della disfunzione stessa. Questo è il segmento o regione dove le strutture miofasciali, articolari, neurali e il tessuto connettivo vengono caricati o stressati in modo anormale, diventando così il sito che più probabilmente è fonte di sintomi e di patologia d’origine meccanica.
La direzione del cedimento, cioè il movimento non controllato che produce il sintomo del paziente, è in correlazione diretta con la direzione del movimento non controllato, creando situazioni di stress anormale. È in correlazione anche con il movimento o la posizione statica che provoca il dolore. Si deve pertanto trovare il sito del cedimento ma anche la direzione del cedimento stesso per poter sviluppare un programma riabilitativo specifico.
Il cedimento infine può essere correlato a una restrizione (una rigidità) del movimento su base articolare o miofasciale.
Nella riabilitazione della stabilità dinamica si considerano quattro chiavi prioritarie:
• Riallenare il controllo dinamico nella direzione della disfunzione della stabilità:
ristabilire la capacità di controllo del cedimento nella direzione che produce i sintomi.
Integrare il reclutamento degli stabilizzatori locali e globali per controllare il movimento di un segmento o di una zona di cedimento per poi, attivamente, rimuovere la restrizione adiacente. Muovere unicamente nell’arco di movimento concesso dalla restrizione stessa o fino a dove si riesce a mantenere il controllo dinamico del cedimento.
• Riabilitare il controllo della posizione neutra dell’articolazione:
riallenare l’attività tonica dei muscoli stabilizzatori locali con soglia minima, per aumentare la stiffness muscolare al fine di poter garantire il controllo delle traslazione inter e intra segmentarie.
• Riabilitare il controllo attraverso il range di movimento: riabilitare il sistema della stabilità globale in modo da poter controllare attivamente tutto l’arco di movimento possibile di un’articolazione.
Questi muscoli, stabilizzatori globali, devono essere capaci di accorciarsi attivamente e di controllare il carico dell’arto fino alla fine del movimento passivo, settore interno (inner range), dell’ampiezza di movimento dell’articolazione. Essi devono quindi anche essere in grado di controllare qualsiasi ipermobilità nel settore esterno (outer range) dell’ampiezza di movimento articolare. Un ruolo assai importante degli stabilizzatori globali è quello del controllo della rotazione. Per la stabilità il controllo eccentrico dell’arco di movimento è più importante del lavoro concentrico.
• Riabilitare il controllo dell’estensibilità:
ripristinare l’allungamento attivo o inibizione dei mobilizzatori globali. Quando i muscoli bi-articolari, mobilizzatori globali, mostrano segni di mancanza di estensibilità, causato da un eccessivo uso o un accorciamento di adattamento, si avrà, in un altro punto della catena cinetica, una sovratensione di compensazione o un cedimento che tenta di mantenere e garantire la funzione.